È da tempo che vorrei aggiornare questo blog, desidero scrivere ancora di emozioni! Non riuscire in qualcosa che desidero tanto, mi fa veramente…ARRABBIARE!
Voglio cogliere questa occasione e trasformare l’energia rabbiosa in qualcosa di positivo, scrivendo proprio della principessa delle emozioni: “La Rabbia”.
Perché principessa? Me la immagino così, nel nostro sistema limbico con il naso all’insù, sempre pronta ad esplodere per ottenere ciò che vuole.
Non mi è mai sembrata una bella emozione, utile a qualcosa: piuttosto una da temere, perché mi fa perdere il controllo e mi apre alla possibilità di commettere sciocchezze di cui poi pentirmi. Le sfumature più brutte sono quelle della violenza e dell’aggressività, ma ci sono anche la frustrazione, l’invidia, la collera e il disprezzo.
Ho così deciso di incuriosirmi, voglio imparare a conoscerla meglio! Perciò dopo varie ricerche tra libri, articoli e internet ho deciso di condividere con voi ciò che ho imparato. Molte fonti sono scientifiche, ma con chiari riferimenti alla cultura buddhista che ha veramente molto influenzato la sintesi che leggerete!
La rabbia è una delle emozioni disturbanti radice. È un fattore mentale che non riuscendo a sopportare qualcosa o qualcuno lo ricopre di malevolenza. È un’attenzione inappropriata, perché ingigantisce le caratteristiche negative della persona o della cosa verso la quale si prova rabbia, tanto da indurci a creare una versione errata dei fatti.
La rabbia non ci permette di valutare in modo accurato la realtà. La prima consapevolezza che possiamo avere è questa: quando siamo arrabbiati valutiamo tutto in base ai concetti di “io” e “mio”, ci soffermiamo solo sui nostri problemi, dimenticando l’altro e il contesto.
È proprio vero: la rabbia acceca!
Chi è arrabbiato non è in grado di vedere l’altro, e neppure di comunicare con l’altro, resta solo nel suo loop.
Come tutte le emozioni, anche la rabbia ha un valore positivo, può essere spesa in modo utile. Tornando a milioni di anni fa, penso sia stata una delle emozioni che ha contribuito maggiormente alla sopravvivenza della nostra specie: provate a difendervi da un animale selvatico senza un po' di rabbia!
A tal proposito, tempo fa, ho letto un libro che mi è piaciuto tantissimo: “Il dono della rabbia” di Arun Gandhi.
È un libro in cui sono raccolte diverse lezioni di Mahatma Gandhi e quella che più mi ha colpito è sulla possibilità di trasformare la rabbia in qualcosa di utile, per noi e per gli altri.
“La rabbia sta alle persone come la benzina alle automobili: è il carburante che ci fa muovere per raggiungere un posto migliore. Altrimenti ci mancherebbe la spinta necessaria ad affrontare una sfida. È l’energia che permette di reagire all’ingiustizia” (Gandhi, 2017, p.19)
La rabbia è evolutiva, ci permette di superare noi stessi, dare direzione alle nostre azioni e concretizzare i nostri desideri: può essere la luce di una lanterna che illumina il cammino che porta ai nostri obiettivi.
È fondamentale per crescere, è necessario imparare ad utilizzarla, serve per raggiungere un fine positivo.
Delle volte la rabbia che proviamo è così tanta, così antica, che ci fa sentire un gran nodo sullo stomaco del quale vorremmo liberarci il prima possibile, oppure diventa urla e parole che non vorremmo mai aver pronunciato, o ancora impermeabili silenzi. Non vorremmo provarla eppure sembra invadere tutto il nostro corpo e la nostra mente, vorremmo che fosse compresa da chi ci sta intorno che fa tanta difficoltà a rompere il muro di fuoco. Convivere con la rabbia non è semplice, ma è possibile. Un buon modo di lavorare con la propria rabbia potrebbe essere quello di sospendere tutto e prendersi del tempo per stare con sé stessi:
Individuare le radici della rabbia, permette di capire cosa, chi e perché si è scatenata: solo così è possibile trovarne una soluzione.
Un esercizio che si potrebbe fare per iniziare a capire quali sono le “radici” della rabbia è quello di annotare sullo smartphone (anche se l’ideale sarebbe avere un “quadernetto delle emozioni”) alcune informazioni:
Cosa ci ha suscitato rabbia,
Quali sensazioni fisiche abbiamo provato,
In quale luogo,
Con chi eravamo,
Cosa è successo prima, durante e dopo esserci arrabbiati.
Perché è importante annotarlo?
Quando la rabbia sarà passata potremo rievocare quei momenti per capire cosa ci è successo ed essere più consapevoli di ciò che la attiva.
“Usandola con intelligenza, l’elettricità può essere utile per migliorare la vita. Ma se ne abusiamo, rischiamo di morire folgorati. Allo stesso modo, dobbiamo imparare ad usare la rabbia con saggezza, per il bene dell’umanità.” (Gandhi, 2017, p. 21)
Quale virtù può aiutarci a gestire meglio la rabbia?
La pazienza sembrerebbe essere quella più quotata! Non da intendersi come un atteggiamento passivo agli eventi, piuttosto come una possibilità di tollerare e di mantenere la calma interiore.
Quali vantaggi?
Restare calmi di fronte le offese ci dà lo spazio mentale per valutare le situazioni e prendere decisioni sagge.
Vivere liberi dalla sofferenza e dal rancore.
Così come la rabbia, anche la calma interiore si ripercuote sugli altri.
Come si esercita la pazienza?
Secondo l’autrice del libro “Lavorare sulla rabbia” (Chodron, 2002, p.51-59) tramite la meditazione, possiamo incontrare la rabbia senza il rischio di esplodere o di somatizzarla: possiamo riconoscerne gli effetti, confrontarci con nuove prospettive o semplicemente accettarne la presenza e ricordare a noi stessi che così come è arrivata andrà via.
Comprendere ognuno le esigenze dell’altro è il secondo passo: se siamo consapevoli della nostra rabbia possiamo nei momenti di scontro, riuscire a non farsi accecare dalle proprie ragioni e fare uno sforzo empatico. Metterci nei panni dell’altro potrebbe aiutare a capire meglio le sue esigenze e le preoccupazioni che fanno crescere in lui la rabbia.
Allenarsi a riconoscere la rabbia dell’altro prima che ci contagi consentirà di essere disponibile all’ascolto attivo. Mantenere la calma ci permette di aprire il cuore all’altro, che non si sentirà attaccato o in pericolo. Ciò gli consente di abbassare il volume della sua rabbia e di essere disponibile al confronto. In tal modo, si creeranno le condizioni emotive per cui ognuno potrà presentare le proprie considerazioni. Così nasce il dialogo che fa crescere la relazione.
Bene, ora che ho concluso il post sono soddisfatta! Grazie RABBIA!
Chodron, T. (2002) Lavorare sulla rabbia. Ubaldini Editore (Roma)
Gandhi, A. (2017) Il dono della rabbia e altre lezioni di mio nonno Mahatma Gandhi. Giunti (Firenze)